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Articolo tecnico di Meteorologia

La rivoltura e la tressa, dal vocabolario domestico di meteorologia del nord e del centro dell’Adriatico

Due fenomeni meteorologici che i «vecchi pescatori» conoscevano bene.

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15 Settembre 2014


La meteorologia i «vecchi» pescatori del medio Adriatico la conoscevano attraverso i segni del tempo nelle nuvole, nel vento, nel mare, e senza nessun altro aiuto!

L’esperienza meteorologica dell’andare per mare veniva ereditata dal padre e dal nonno, una sorta di scienza esatta delle cognizioni necessarie per affrontare il mare senza correre rischi di perdere la barca, le reti o, anche la vita.

Le barche per la pesca, i bragozzi, erano a vela e non avevano il motore ausiliario! Si partiva la sera sfruttando i venti di «valle» oggi conosciuti come i venti della brezza di terra, che spingono verso il largo. Venivano effettuati dei bordi ad un miglio di distanza al traverso delle valli, in genere di fronte alla foce dei fiumi dove il vento era più intenso e sufficiente alla traina delle reti.

L’assetto delle vele veniva fatto al buio solo con il sentire il vento sulla pelle. Una sensibilità soggettiva molto allenata e capace di cogliere ogni minima variazione dell’intensità del vento legata al ritmo degli orari della brezza.

Il «vecchio» pescatore sapeva che se nella notte non s’alzava la «valle» quello era un segnale di cambiamento del tempo! Conoscevano bene i segni del tempo, e temevano alcune situazioni che potevano essere pericolose come la rivoltura e la tressa.

La «rivoltura» è una parola derivata da «rivolta o rivolgere» che nel proprio significa l’effetto di ciò che è stato rivoltato. Nel vocabolario marinaresco indicava una mutazione di uno stato, e nel caso del mare, da calmo a improvvisamente tempestoso, da cui rivoltato, cioè rivoltura.

La «tressa» non è una parola derivata ma un vocabolo, che nell’ambiente marinaro indica similmente alla lunga rete uguale alla tratta, la tressa, utilizzata come parete per la chiusura di un canale, una striscia scura. La «tressa» appare verso l’orizzonte formata da mare gonfio e bianco, che preannuncia l’arrivo di un vento improvviso e molto forte. Quasi sempre sopra i 50 nodi, capace di rovesciare le barche anche a secco di vele.

Due situazioni differenti. Queste descritte nel gergo dei «vecchi» rappresentano pericolo alla navigazione per piccole imbarcazioni. Una descrive un cambiamento dello stato del mare che rende difficile l’uscita in mare della barca, mare improvvisamente tempestoso, l’altra invece descrive un colpo di vento che per la sua intensità può rovesciare le barche, arrivando all’improvviso, e su un mare calmo.

Sicuramente i «vecchi» non erano in grado di capire «forse» fino in fondo il perché di quegli eventi atmosferici ma sapevano dell’esistenza e sapevano quando evitare l’uscita, perché era pericoloso. Oggi chi va per mare fa esattamente il contrario, molti non sanno che esistono situazioni di pericolo e non sanno riconoscere i segni premonitori, pur avendo con le varie tecnologie abbondanza dei dati meteo disponibili che i «vecchi» non avevano, e questo è paradossale.

Tra il «vecchio» pescatore e chi va per mare per diporto non ci può essere la stessa continuità che c’era tra padre e figlio o tra nonno e nipote, per cui tutto il sapere dei «vecchi» da tramandare viene purtroppo perso! Oggi chi va per mare rischia di fare la sua personale esperienza con questi eventi temibili, e a qualcuno capita di farla a duro prezzo!

Non è raro leggere di sciagure in mare nei fatti di cronaca, non solo da parte dei diportisti ma anche di skipper e purtroppo anche dei pescatori attuali. L’alternativa rivolta alla sicurezza in mare, dovuta alla migliore conoscenza della meteorologia, sarebbe quella di frequentare corsi specializzati di meteorologia dove è possibile acquisire le nozioni meteo al passo con i tempi e con le tecnologie che oggi sono disponibili. Un esempio di questo ci viene dato dall’Assonautica di Ancona con il Corso di Meteorologia Nautica, denominato Master, dove una parte del programma è specifica verso la direzione della sicurezza in mare.

Oggi la «rivoltura» e la «tressa» sono termini riconducibili a fenomeni noti in campo meteorologico, sono perfettamente individuabili nelle mappe di previsione con una buona approssimazione.

La «rivoltura» è riconducibile al fenomeno delle depressioni di sottovento che nell’Adriatico sono frequenti, queste hanno una configurazione barica tale da percorrere l’Adriatico velocemente, e possono produrre al loro passaggio uno stato tempestoso partendo da una situazione che apparentemente sembrava essere tranquilla.

La «tressa» è riconducibile all’out flow di grossi temporali dove il flusso d’aria uscente dalla grossa nube cumuliforme raggiunge velocità ragguardevoli e arriva a percorrere grosse distanze dal suo punto d’origine, anche centinaia di chilometri. La sua presenza infatti è rilevata dagli effetti d’attrito sull’acqua, la tressa.

Oggi, con la tecnologia disponibile rispetto a qualche anno fa, è facile individuare sulle mappe le aree di sviluppo sia delle depressioni di sottovento, sia delle zone dove sono alte le condizioni idonee allo sviluppo di grossi temporali, ma per farlo occorre essere opportunamente addestrati.

I climatologi denunciano attraverso i dati che il clima sta cambiando, in particolare la temperatura del mare Adriatico registra aumenti, e le incursioni di aria calda di origine africana sempre più frequenti determinano discese di aria fredda verso le nostre latitudini. In uno scenario di questo tipo i fenomeni come le «rivolture» e la «tressa» diventano sempre più frequenti rispetto agli anni passati, e questo richiederà maggiore attenzione.

Buon vento a tutti