insegna

SCUOLA DI VELA

CROCIERA SOCIALE

Elba e Arcipelago Toscano
23–30 Giugno 2018


Elba e Capraia in flottiglia

di Gianfranco Iacobone

Anche questa volta la crociera sociale è stata fortunata, come sempre succede da tredici anni. Bello il tempo, buone le barche, bravi gli equipaggi e soprattutto eccezionali i luoghi. Abituati ad acque straniere, ci veniva a volte di tentare di parlare inglese, greco, o croato, per non dire turco: ma stavolta era la bella Italia, e si vedeva!

Intanto non eravamo abituati alla comodità di raggiungere il porto di imbarco con poche ore di macchina, parcheggiare, scaricare i bagagli e via. E poi, bisogna dirlo con un po’ di orgoglio, è stata importante la facilità di prenotare gli ormeggi, entrare nei porti attesi ed assistiti, insomma una vita di lusso. Lo dico subito: i nostri soci dovrebbero farci un pensiero, ad una crociera all’Elba. Con una barca in affitto, come abbiamo fatto noi, è ovvio. Niente di più facile e comodo. Purchè non in agosto, certo.

Dunque abbiamo preso le barche al Marina di Scarlino, vicino a Punta Ala, sabato 23 giugno pomeriggio; sistemati e fatta cambusa, e poi il giorno dopo con un bordeggio pigro per il poco vento di poppa siamo arrivati, la sera di domenica, a Porto Azzurro; con vento buono sarebbero bastate due ore, ma è stato bello lo stesso. Qui libera uscita: qualcuno è arrivato alla bella Capoliveri, qualcun altro ci ha provato ma si è perso, e così via, tanto il posto è così bello che qualunque cosa fai va bene.

Il giorno dopo periplo di punta Calamita ed esplorazione della costa sud dell’Elba. É la zona mineraria, per cui dal mare si vedono impianti abbandonati, colate impressionanti di detriti, rocce di tutti i colori e calette. È l’Elba prima del turismo, quando dai tempi degli etruschi fino agli anni ‘60 viveva del duro lavoro della miniera. Oggi quasi tutto è recuperato come archeologia industriale e percorsi guidati. Claudio-skipper intanto fremeva al ricordo di quello che ha più volte visto sotto la superficie di questo mare: cose che «noi umani» non possiamo immaginare, anche se lui ha provato a comunicarcelo.

Il tempo instabile ci ha consigliato di fare una seconda notte a Porto Azzurro, piuttosto che continuare il periplo orario dell’isola, per cui il giorno successivo abbiamo preso la rotta ad est per doppiare l’Elba e dirigere su Capraia, il piatto più prelibato della crociera. Sì, perché una delle isole dell’arcipelago era nei piani, ma studiando un po’ abbiamo visto che l’unica veramente accessibile è Capraia, mentre le altre sono soggette a restrizioni (o interdizione assoluta, come Montecristo) e non hanno un vero porto. Capraia invece è la regina: grande, bellissima e dotata di un bel porticciolo governato da una Sirena, di nome Adelaide, che pochi hanno visto di persona (io sì, legato all’albero maestro…) ma tutti hanno sognato. Non dimenticheremo mai la Baia Rossa, con i colori delle sue rocce vulcaniche, ignote al nostro grigio Adriatico. E visto che siamo nel paragone, il nostro amato mare (che il Signore ce lo conservi, comunque), non regge, con il suo cielo celestino di foschia, al confronto con la luce tersa di queste parti, che non ha nulla da invidiare al cielo dell’Egeo. Non dimenticheremo nemmeno il vento di grecale, che ci ha spinto verso Capraia con i suoi diciotto nodi con una cavalcata fantastica al traverso durata venti miglia: per qualcuno battesimo (la crociera è anche scuola), per gli altri, tutti a rotazione al timone, godimento e basta.

Di ritorno da Capraia, stavolta con un traverso lento, eccoci di nuovo all’Elba, sulla costa nord: Marciana Marina. Da dove chi ha voluto è salito, con la funivia, alla vertigine dei mille metri del Monte Capanne, trono degli dei dal quale si vede tutto l’alto Tirreno con le sue isole, fino alla vicina Corsica.

Avvertendo già l’avvicinarsi della fine di questo bel gioco, baia dopo baia siamo arrivati alla capitale, Portoferraio, con un bell’ormeggio (prenotato, come tutti) in pieno centro storico. Qui, tra porto Mediceo, fortificazioni, musei, casa di Napoleone… ognuno ne ha avuto secondo i suoi gusti e la sua resistenza sulle ripide salite del centro.

E alla fine, il venerdì, triste ultimo giorno reso più triste dal bel sole su fondo azzurro: dopo la doverosa baia (sì, non l’ho scritto, ma ci sono state anche le baie…) un altro bordo fortunato al traverso con tramontana a 15 nodi per una ventina di miglia, dritti sparati per Scarlino. Il motore ha lavorato poco in questa crociera, le vele molto.

Qualcuno è tornato a casa subito (altro vantaggio di essere a due passi da casa), la maggioranza dei trentuno, prodi e soddisfatti, ha dato fondo alla cambusa e si è avviata comodamente verso casa il mattino successivo, dopo aver restituito le barche (un 45 e due 50 piedi, con rande steccate) immacolate come ce le avevano date.

Una riflessione a conclusione: quanto è stata crociera e quanto scuola? Ne abbiamo parlato, con Aldo, Claudio e Raffaele, nuovo presidente della ASD. Di sicuro una settimana di navigazione insegna sempre qualcosa (anche agli skipper, alle prese con barche sempre diverse), di più a chi sa meno, ovviamente, e a chi ha voglia di imparare. La rotazione nei ruoli, che è stata sempre praticata, aiuta ad imparare. Anche chi naviga da anni ed ha una barca sua impara cose nuove sentendo come si comporta una barca diversa dalla sua. Ma il centro del nostro interesse, siamo tutti d’accordo, devono essere quelli che davvero sono all’inizio dell’esperienza (magari hanno fatto il nostro corso di iniziazione e nulla di più), perciò è soprattutto a loro che penseremo nell’organizzare la nuova avventura del prossimo anno.