IL NOSTRO PICCOLO CAPO HORN
Cronaca della regata lunga Ancona – Porto San
Giorgio – Ancona
Regata che resterà sicuramente un evento
da ricordare per tutti i partecipanti. E non solo per i nostri tre
sfortunati compagni di avventura che hanno perso la barca., ma speriamo
non la voglia di tornare a navigare.
Le barche iscritte erano ventuno, ma potevano essere di più
se i temporali e l’instabilità dei giorni precedenti la partenza
non avessero dissuaso qualcuno. Un fronte atlantico passava in effetti
su di noi dopo due settimane di calura, con una linea di temporali
il venerdì, seguita da giro di vento a nord il sabato, con
dieci nodi, e ulteriore rinforzo oltre i 25 nodi la domenica.
Quindi una bella discesa al lasco il sabato: partenza regolare dal
Passetto alle dieci; quasi tutte la barche hanno tirato su gennaker
o spinnaker e hanno divorato a sei nodi il percorso, in rotta diretta.
I “cancelli” previsti a Numana e Civitanova erano stati eliminati,
perché le previsioni davano un mare che in effetti non c’è
stato, con onda di meno di un metro. Un peccato non avere i cancelli,
perché la prova sarebbe stata più divertente, con
due punti di ricompattamento della flotta e di confronto delle rispettive
posizioni. Il sole, anche se velato, e l’attenzione agli spi, con
andatura che a volte era poppa piena, hanno fatto passare in fretta
le ore. Alle 17 quasi tutte le barche erano all’arrivo.
Una bella serata a Porto San Giorgio, tutti ormeggiati allo stesso
pontile e poi tutti a cena insieme in una grande tavolata sul molo,
arricchita dalle portate preparate apposta per il concorso di cucina
“Cooking Cup”: si sono viste (e gustate) cose eccezionali, compresi
alcuni dolci preparati in navigazione, che una apposita Giuria ha
valutato dopo attenti assaggi.
Nella notte il vento ha fischiato,
da ponente. Ma al mattino era già da tramontana, e poi da
maestrale, con mare formato e intensità sui venti nodi. Dopo
un breve briefing in banchina, eliminati anche nella seconda prova
i “cancelli”, si partiva alle dieci con rotta libera per Ancona.
Partenza con rande terzarolate; la barca giuria non riusciva a stare
all’ancora, per cui dava la partenza stando alla cappa sui motori.
Il mare era da NE con vento da nord, per cui il bordo a mare dava
onda di prua (circa due metri), mentre il bordo a terra dava tregua,
con l’onda quasi al traverso. Molti hanno cercato onda meno ripida
al largo. La corrente, aumentata da due giorni di vento da nord,
trascinava inesorabilmente a sud a quasi un nodo.
È stato in questa fase, nelle prime due ore, che si sono
avute le maggiori difficoltà: quattro equipaggi hanno preferito
ritirarsi, uno a P.S. Giorgio e tre a Civitanova. Qualcuno ha strappato
le vele, qualcuno le borose, qualcuno ha rotto le volanti; ma, soprattutto,
l’equipaggio del povero “Noi tre più due”, che il giorno
prima aveva vinto la prova nella categoria “A”, ha visto acqua in
sentina che cresceva rapidamente. Forse la caduta da un’onda, che
a volte era stata davvero violenta per tutte le barche in regata,
aveva provocato un danno allo scafo. Il resto della storia è
noto: il mayday, la ricerca in mare da parte di una nostra barca
appoggio e di due unità della Guardia Costiera, il salvataggio
dei tre membri dell’equipaggio poco prima dell’affondamento.
Nel frattempo le altre barche proseguivano, in gran parte ignare
dell’accaduto; le condizioni miglioravano, fino a poter rimettere
vele piene, ma il bordeggio rimaneva duro, con la corrente contraria
che appiattiva i bordi fino a rendere il Conero un miraggio irraggiungibile,
sempre lì quasi passato ma mai passato, come un nostro piccolo
Capo Horn. Alle sue pendici la corrente era davvero un fiume, e
chi non ha intuito che doveva passare bene al largo ha bordeggiato
fino a notte fonda. La avarie sono continuate, ma nessuno si è
arreso: piloti automatici fuori uso, tazze del WC staccate dal basamento
nel “momento del bisogno” ed altre cose tragicomiche ancora non
del tutto raccontate.
Comunque dodici barche sono arrivate entro il tempo limite di gara
(le 20,15) e quattro entro la mezzanotte. In tempo per avere la
loro parte della cena in Marina Dorica, e partecipare alla premiazione.
Alcune barche avevano a bordo gli allievi del nostri corsi, altre
avevano equipaggi di sole donne, tre erano “solitari” (tutti arrivati
ad Ancona), molte erano le famiglie, tutti avevano qualche neofita
a bordo. Una regata nata come una veleggiata costiera con intermezzo
di due allegre cene è diventata una prova tecnica il primo
giorno, una dura bolina di oltre sessanta miglia il secondo giorno.
Tutti, forse anche i “lupi di mare”, sono scesi dalle barche con
la sensazione di aver superato una bella prova e di essere, con
modestia, un po’ più marinai di prima.
LE FOTO
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